«Il mondo ha bisogno di bellezza e di tenerezza che anche l’arte esprime nel suo messaggio e gli incontri in vista degli anniversari del Perugino e del Signorelli diventino una vera catechesi, perché si può evangelizzare anche attraverso l’arte». Ad auspicarlo è stato il cardinale arcivescovo Gualtiero Bassetti nell’intervenire al terzo appuntamento del ciclo di conferenze “Le opere d’arte raccontano”, promosso dall’Isola di San Lorenzo-Museo del Capitolo della Cattedrale di Perugia in preparazione al V centenario della morte del Perugino e del Signorelli (1523-2023), tenutosi nel pomeriggio del primo aprile in una gremita Sala del Dottorato del Museo Capitolare.
La numerosa partecipazione di pubblico è stata notata anche dal cardinale, che ha espresso viva soddisfazione per l’interesse che l’incontro ha suscitato in molti perugini desiderosi, dopo due anni difficili, di tornare anche alla vita culturale che offre la città. Il tema trattato è stato “Il mondo ha bisogno di bellezza’. Contemplare il Mistero attraverso l’arte”. Per l’elevato numero di prenotazioni e nel rispetto delle norme sanitarie anti Covid-19, gli organizzatori hanno allestito una seconda sala, oltre a trasmettere l’incontro in diretta sul canale YouTube del settimanale La Voce.
Una magistrale lettura. Il tema è stato affidato a Nadia Righi, direttrice del Museo diocesano “Carlo Maria Martini” di Milano, che ha tenuto una magistrale lettura di tre opere d’arte: l’Adorazione dei Pastori di Pietro Perugino, l’Annunciazione di Tiziano e l’Adorazione dei Magi di Artemisia Gentileschi, che sono state oggetto di tre mostre organizzate dal Museo diocesano di Milano in occasione dell’iniziativa “Un capolavoro per Milano”. «Sono opere che trasmettono bellezza, certezza e speranza nella propria vita e in un momento come questo, con la guerra, il desiderio è quello che torni la pace nel cuore degli uomini e nel mondo», ha detto la direttrice, che ha evidenziato anche «i compiti del museo diocesano» come quello «di educare allo sguardo e alla bellezza, riuscire a parlare con tutti e sollecitare grandi domande e non necessariamente dare risposte».
Strumento di pastorale. Altro compito fondamentale di un museo diocesano, ha aggiunto Nadia Righi, «è di essere uno strumento della pastorale, cioè avere cura del pubblico, cercare di intercettare i bisogni e i desideri attraverso l’attività che viene svolta. Abbiamo voluto una Annunciazione come opera per ricominciare con il “Capolavoro per Milano” di quest’inverno, perché abbiamo voluto dire ai visitatori che è necessario ripartire da una speranza, ma soprattutto chiedersi su che cosa poggia la speranza di ciascuno di noi. La risposta, per noi cristiani, è nella presenza di Cristo ancora tra noi che si incarna nel momento dell’annunciazione».
Alzare lo sguardo. Ad aprire l’incontro, sapientemente coordinato da Luca Nulli, membro della Commissione diocesana per gli eventi del V centenario del Perugino e del Signorelli, sono stati Ilaria Borletti Buitoni, presidente del Comitato nazionale per V centenario della morte di Pietro Vannucci, e mons. Marco Salvi, vescovo ausiliare e delegato dal cardinale Bassetti per la valorizzazione del patrimonio storico-artistico diocesano. La presidente Borletti Buitoni ha molto apprezzato e incoraggiato iniziative come questa in vista delle celebrazioni del 2023, perché, ha detto, «non si tratta solo di valorizzare due straordinari artisti, si tratta di alzare lo sguardo verso la bellezza e la dimensione spirituale che oggi è estremamente, aimè, lontana dal cuore e dalla mente di ciascuno di noi anche per le tragedie che stiamo vivendo. È una iniziativa, questa, fondamentale in cui come Comitato nazionale accolgo l’approfondimento scientifico sull’opera di Perugino e di Signorelli, ma come persona accolgo il suggerimento spirituale, umano che da questa iniziativa può derivare».
Porsi in ascolto. Alle parole di Ilaria Borletti Buitoni hanno fatto eco quelle di mons. Salvi nel sostenere che «abbiamo bisogno esistenzialmente della bellezza, perché oltre che a rendere più umana la vita nella sua profondità riesce ad indicarci delle ipotesi di percorso per la vita. Ogni espressione artistica porta in sé la testimonianza di un uomo, di un’artista che esprime attraverso il colore, il disegno, la costruzione del soggetto, dello spazio, di ciò che lui ha dentro il cuore, la sua concezione della vita, le sue domande, le sue passioni, lo sguardo con cui percepisce la realtà o il momento storico che sta vivendo. È per questo che abbiamo intrapreso un percorso di cui questo ciclo di conferenze è elemento essenziale per prepararci al V centenario della morte di Pietro Perugino con la consapevolezza che il nostro patrimonio artistico e storico ha ancora tanto da dirci e da comunicarci, se noi ci poniamo in ascolto».
Un secolo di Museo. Luca Nulli, nel concludere l’incontro, ha annunciato che il 2023 è anche l’anno del primo secolo di vita del Museo del Capitolo di San Lorenzo, evento per il quale l’Archidiocesi è al lavoro per progettare il suo riallestimento. Preziose, «sono state le indicazioni suggerite dalla dottoressa Righi per la nostra progettazione in vista dell’appuntamento del prossimo anno. Venire a conoscenza delle numerose collaborazioni intraprese dal Museo diocesano di Milano, una realtà culturale dinamica in dialogo con la città e con altre istituzioni museali del Paese, fa ben sperare anche al nostro Museo nel poter dare vita ad una maggiore collaborazione tra istituzioni e realtà culturali umbre e non solo».
«Grazie fratelli e sorelle, sacerdoti e autorità di essere qui presenti. Stasera non è stato il vescovo a convocarvi, a chiamarvi nella nostra cattedrale, ma è stata personalmente la Vergine Maria che ha voluto che tutta la nostra Chiesa fosse qui riunita, perché noi siamo obbedienti anche a tutta la sua tradizione. Sempre, quando ci sono stati dei pericoli imminenti, di tenebre intense, di grida di guerra per il mondo e per la società cristiana, come stiamo vivendo in questo momento, sempre si è invocato il nome del Padre e di Maria. Grazie ancora e che il Signore, attraverso la Beata Vergine a cui ci affidiamo e ci consacriamo stasera, ascolti e accolga le nostre preghiere». Così il cardinale arcivescovo di Perugia-Città della Pieve Gualtiero Bassetti, presidente della Cei, nel saluto introduttivo della celebrazione eucaristica della Consacrazione all’Immacolato Cuore di Maria della Russia e dell’Ucraina, in comunione spirituale con papa Francesco, nella preghiera per la pace, venerdì 25 marzo, nella cattedrale di San Lorenzo. Alla celebrazione hanno partecipato diversi sacerdoti, i rappresentanti delle Istituzioni civili e militari, di Ordini cavallereschi e di confraternite e numerosi fedeli, conclusa dinanzi alla splendida e molto venerata immagine della Madonna delle Grazie con l’Atto di Consacrazione e l’omaggio floreale del cardinale Bassetti all’icona della Beata Vergine.
«Il contrasto tra quello che sta accadendo oramai da un mese in Ucraina, e quello che racconta la pagina del Vangelo di oggi, non poteva essere più grande – ha evidenziato il cardinale nell’omelia –. Mentre le notizie di bombardamenti, devastazioni, occupazioni di città, vittime innocenti, bambini uccisi dalle bombe, o le notizie sulle centinaia di migliaia di profughi che arrivano anche nel nostro Paese sono sulle prime pagine dei giornali ed entrano prepotentemente nelle nostre case, noi celebriamo qualcosa di inaudito, quello che accadde nel segreto di una piccola casa, a Nazareth di Galilea duemila anni fa. Quando il male e l’odio infuriano e sembrano avere l’ultima parola, nel brano dell’Annunciazione, l’evangelista Luca racconta di un amore grande: l’amore che lega Maria al suo promesso sposo, Giuseppe, e ancor di più l’amore di Dio per i suoi figli, per l’umanità intera. Mentre in Ucraina imperversano la violenza, la forza e la prevaricazione, il Dio di cui parla l’arcangelo Gabriele è un Dio che chiede permesso, e che domanda a una giovane donna di dire liberamente il suo “sì”. Soprattutto, mentre oggi gli uomini fanno la guerra, la risposta di Maria porterà – come diranno gli angeli ai pastori – la “pace a tutti gli uomini amati dal Signore” (cf. Lc 2,14)».
Il cardinale Bassetti, soffermandosi sul significato della festa dell’Annunciazione a Maria (25 marzo) si è chiesto «che senso potrà mai avere in un contesto così doloroso e drammatico? Questa festa, in un anno così particolare, dopo un lungo tempo di pandemia, e ora di guerra, ci conforta nelle prove, e mentre noi siamo presi dalla paura, dallo sconforto, dal timore di un conflitto globale, sentiamo che le parole dell’angelo sono rivolte anche a noi: quel “Non temere”, detto in modo speciale a Maria, oggi è un invito di speranza che vale per tutti».
«Per il secondo anno consecutivo ci ritroviamo in questa chiesa cattedrale per far memoria di san Giuseppe, lo sposo della Vergine Maria e padre putativo di Gesù. Mi auguro che questa celebrazione possa diventare per la Chiesa perusino-pievese una vera e propria tradizione. Ringrazio la Confraternita del Santissimo Sacramento, di San Giuseppe e del Sant’Anello, unitamente all’Ufficio di Pastorale Familiare per aver promosso l’odierna giornata di riflessione e di preghiera». Con questo auspicio il cardinale Gualtiero Bassetti ha introdotto la sua omelia pronunciata nella cattedrale di San Lorenzo di Perugia, il pomeriggio del 19 marzo, solennità di san Giuseppe e festa del papà. Solennità, che nella cattedrale perugina, si è aperta con la suggestiva “calata” del Sant’Anello animata dall’omonima confraternita; la reliquia ritenuta dalla pietà popolare l’anello con cui la Beata Vergine Maria fu sposata a san Giuseppe, portata a Perugia sul finire del XV secolo dopo essere stata trafugata nella città di Chiusi. Dopo l’esposizione del Sant’Anello, è seguita la catechesi rivolta alle coppie di fidanzati e di sposi dal titolo: “Figlio perché ci hai fatto questo? L’arte della genitorialità oggi”, tenuta da don Francesco Buono, sacerdote diocesano e teologo. La solennità di san Giuseppe è stata vissuta anche come occasione di preparazione alla X Giornata mondiale delle famiglie (Roma, 22-26 giugno), in un tempo di speranza e rinascita per riflettere sull’“amore familiare: vocazione e via di santità”.
Segno della giornata. L’Ufficio diocesano per la pastorale familiare, a fine celebrazione, ha voluto lasciare un segno della giornata a ciascun padre: una bottiglietta con l’acqua benedetta e un’immagine con preghiera a San Giuseppe. «Un segno – hanno spiegato i coniugi Roberta e Luca Convito, responsabili della Pastorale familiare – che vuole riportare nelle case l’abitudine alla benedizione in famiglia, soprattutto del padre verso i figli, magari al mattino prima di cominciare le “corse” quotidiane o al momento di andare a letto per terminare la giornata riconciliati e sereni. Si ricorda il duplice significato di questo gesto, la benedizione del padre verso i figli e l’affidamento al Padre celeste». Gesto che il cardinale Bassetti ha compiuto al termine della celebrazione nel benedire le famiglie e nel raccogliersi in preghiera dinanzi al Sant’Anello.
Famiglia, nido d’amore. «La famiglia è per tutti il nido d’amore dove la vita attecchisce – ha sottolineato il presule nell’omelia –; va perciò costruita su quel modello d’amore che è la santa famiglia di Nazareth, e va vissuta come piccola chiesa, plasmata sullo stesso modello trinitario da cui la Chiesa deriva. L’educazione dei figli è poi la grande fatica che i genitori devono affrontare. Anche Maria e Giuseppe ebbero a che fare con il richiamo educativo riguardo a Gesù… Eppure Gesù era il figlio di Dio, ma nell’ordine umano, la mamma, era mamma anche per Lui».
Il sacramento del matrimonio. Bassetti ha avuto parole di incoraggiamento anche per i fidanzati: «Voi fate un serio catecumenato, e cioè un vero cammino di fede prima di accedere al sacramento del matrimonio, che vi dà la grazia per essere ministri e comunicatori con Dio della vita. La comunità ecclesiale deve avere molta cura nei vostri confronti, educandovi alla conoscenza del “mistero grande” insito nel matrimonio (Ef 5,32), anche con il ricorso agli strumenti che garantiscono l’esperienza religiosa: la preghiera, i sacramenti, la vita di grazia, il rispetto reciproco, oltre alla castità che deve precedere il matrimonio cristiano».
Il pensiero alla martoriata Ucraina. Il cardinale, nel commentare le parole di Dio rivolte a Mosè nel libro dell’Esodo, ha esclamato: «Quanto conforto – soprattutto in questi giorni di guerra – ci dà sapere che non siamo abbandonati a noi stessi, che le nostre preghiere sono ascoltate, che Dio vede e interviene. Dio guida la storia, ma solo lui conosce i tempi in cui agire. Anzi, come si legge nel brano del Vangelo, Dio sa attendere, e aspetta che l’albero infruttuoso porti frutti in avvenire. Quanto sono forti e impegnative, però, le parole che Gesù rivolge a coloro che avevano assistito alla tragedia di alcuni rivoltosi uccisi da Ponzio Pilato: “Se non vi convertirete, perirete tutti allo stesso modo”. Questo appello, che vale per tutti noi, e in particolare in questo tempo di Quaresima, fa sentire tutta la sua forza proprio nel contesto dell’invasione dell’Ucraina».
L’aiuto di Giuseppe per la pace. «In quale senso potremmo mettere in atto la conversione che ci può salvare?». Si è chiesto il cardinale Bassetti dando, nel contempo, la risposta: «Ci viene in aiuto Giuseppe. Lui è anzitutto l’uomo “giusto”, come lo definisce l’evangelista Matteo (cf. Mt 1,19). La giustizia è il presupposto per la pace, e senza di essa non ci può essere pace vera. In questa guerra così atroce chiediamo a Dio di suscitare persone che, illuminate dal suo Spirito, sappiano costruire la pace. Chiediamo a san Giuseppe di proteggere la Chiesa tutta e in particolare le famiglie dell’Ucraina. Chiediamo alla Vergine Maria, Regina della Pace, di aiutarci a costruire la pace e ad ascoltare la voce del suo Figlio Gesù».